Le caratteristiche del vino Bianco di Custoza

 

Le caratteristiche del vino Bianco di Custoza

Se dovessi sintetizzare in una sola frase le caratteristiche del Bianco di Custoza direi che è prima di tutto un vino territoriale, poiché, da un lato prende il nome da un piccolo borgo storico situato nel comune di Sommacampagna, un paese che sorge sulle colline moreniche tra il lago di Garda e la città di Verona, dall’altro, perché è espressione propria del territorio in cui è stato concepito.

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Il terroir: suoli e microclimi influenzano le note aromatiche del Bianco di Custoza

Il Bianco di Custoza ha una storia millenaria. Le morene gardesane accolgono la vite a partire dalla fine del Pleistocene, un’era geologica compresa tra i 126 mila e gli 11.600 anni fa caratterizzata da ripetute glaciazioni. Durante questo periodo l’area che oggi è occupata dal Benaco, l’originario nome del lago di Garda, era ricoperta dalle estremità meridionali dell’antico ghiacciaio atesino.

(qui la storia millenaria del Bianco di Custoza)

Questa breve introduzione storica mi permette di giustificare il fatto che il Custoza sia un vino territoriale, in quanto la conformazione attuale del suolo, uno dei fattori che più caratterizzano il terroir di un vino, è il prodotto dell’azione erosiva dei ghiacci.

Il processo erosivo indotto dal ghiacciaio, infatti, ha causato da una parte la nascita del lago di Garda, dall’altra, la formazione delle morene sui cui oggi posano i vigneti della DOC Bianco di Custoza.

Le piane fluvioglaciali e le colline che sorgono attorno al Benaco sono quindi costituite dai detriti staccatisi dalle montagne e trasportati dalle acque di fusione del ghiacciaio. I terreni sono perciò in prevalenza ghiaioso-sabbiosi con presenze argillose e limose soprattutto nei pressi delle sponde del Garda e lungo il fiume Mincio, l’unico emissario del lago.

Il suolo influisce in maniera determinante sulle caratteristiche del Bianco di Custoza: i detriti rocciosi che lo costituisco essendo ricchi di minerali, in particolare carbonati, donano al vino una tipica nota salina molto apprezzata dagli eno-appassionati.

Il secondo fattore che più caratterizza il terroir del Custoza, invece, è il clima. Le correnti provenienti dal lago, mitigando le temperature, creano un microclima tendenzialmente mediterraneo atipico per una zona dell’Italia settentrionale.

Grazie a tali caratteristiche climatiche l’area gardesana diventa particolarmente vocata per la coltivazione della vite da vino e dell’olivo.

Il clima temperato valorizza nel Bianco di Custoza gli aromi di frutta bianca e gialla croccante e talvolta anche lievi sfumature agrumate. Le note fruttate tendendo sempre alla morbidezza, non diventano mai aggressive o dominanti, infatti, lasciano spazio anche ai profumi più delicati floreali.

Le uve: i vitigni della DOC Custoza

Il Custoza è una cuvèe, ossia un blend di uve provenienti da vitigni differenti. Questo significa che ogni vitigno è vinificato a parte, solo in un secondo momento, a seconda del quadro organolettico che si intende ottenere, i singoli vini verranno assemblati in un taglio che corrisponderà al prodotto finale.

Solo le varietà ammesse dal disciplinare di produzione del vino Bianco di Custoza DOC possono essere utilizzate per definire il taglio. In aggiunta le uve devono essere dosate entro percentuali specifiche. Concretamente il disciplinare ammette:

  • Trebbiano: 10 – 45%;
  • Garganega: 20 – 40%;
  • Trebbianello (biotipo locale del Tocai Friulano): 5 – 30%;
  • Bianca Fernanda (clone locale del Cortese): 0 – 30%;
  • Chardonnay, Manzoni Bianco, Malvasia Bianca, Pinot Bianco, Riesling Italico (da soli o congiuntamente): 0 – 30%:

Solitamente le cantine produttrici di Custoza DOC tendono a comporre uvaggi con quattro, massimo cinque tipologie diverse di uve, unendo varietà base che danno struttura, corpo e quindi identità al vino con varietà complementari che arricchiscono il bouquet.

In sintesi, ogni vitigno apporta specifiche peculiarità organolettiche. Per esempio, tra le varietà base, il Trebbiano conferisce struttura. La Garganega dona profumi intensi di frutta a pasta bianca, fiori bianchi e mandorla. Anche il Trebbianello regala un finale ammandorlato, oltre a delicati sentori di fiori di campo.

Chardonnay, Cortese, Manzoni Bianco, Malvasia, Pinot Bianco e Riesling Italico, anche se presenti in quantità poco elevate, concorrono a definire il quadro gustativo-olfattivo delicatamente aromatico del vino Custoza.

Nello specifico lo Chardonnay conferisce corpo e morbidezza, un’ottima acidità fissa e note fruttate che nel caso di invecchiamento possono tendere verso la frutta matura e secca. Caratteristiche simili le donano il Manzoni e il Pinot Bianco, anche se il primo tende a dare più aromaticità mente il secondo profumi più neutri e delicati. Il Riesling Italico regala note fruttate e sentori di mandorla. Mentre la Malvasia si distingue per la gradevole acidità e una lieve nota aromatica tipica varietale esaltata dal residuo zuccherino più alto rispetto la media.

Complessivamente al palato il vino risulta equilibrato, di medio corpo, vellutato, fresco e di facile beva perché corredato da una buona acidità. Spesso il Custoza è caratterizzato nel finale da alcune note erbacee e da un retrogusto amarognolo tendente alla mandorla. Il colore è di un giallo paglierino che talvolta vira verso riflessi verdolini.

Approfondimenti

Per essere precisi bisogna sottolineare che non tutte le uve ammesse dal disciplinare del Custoza DOC sono storicamente autoctone.